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Bellusco e Gibellina

A RACCONTARCI LE VICENDE DELLA COMUNITÀ GIBELLINESE SONO PAOLO DRAGO E ANTONINO BALSAMO, GIUNTI A BELLUSCO IN GIOVENTÙ PRIMA DEL SISMA

Margherita Pace, la levatrice che fece nascere il dialogo

Invitati dal Comune, Antonino Balsamo e Paolo Drago raccontano la venuta in paese di molti Gibellinesi come loro, prima e dopo il terremoto del Belice nel 1968. Il racconto esordisce col nome di una donna, che studia ostetricia e assiste le partorienti. Il 9 gennaio 1943 muore infatti a Bellusco chi fa nascere i Belluschesi: Margherita Pace sposata Alaino, levatrice comunale. Originaria
di Gibellina (Trapani), proprio lei giunge nel 1935 in paese, dove la comunità ha bisogna delle sue competenze. Oltre ai bimbi, Margherita fa nascere così il dialogo tra Bellesco e la Sicilia. La donna risiede in via Milano, poi sulle vie Vittorio Emanuele III e Castello. Qui diventa punto di riferimento per quanti lascino la Gibellina rurale, raggiungendo una Bellusco al decollo dell'industria brianzola. Chi abbandona dolorosamente l'aratro al paese natio, trova così soddisfazione e lavoro nel paese d'adozione. Ancora negli anni '50 Gibellina è un centro prettamente agricolo di ben 7.000 abitanti ma troppo piccolo perché tutti abbiano terre su cui sostentarsi. La migrazione rivolge molti verso il Sudamerica e l'Australia, poi verso Germania e Belgio e infine verso il Nord Italia. Bellusco viene raggiunta anche da coloro che ritornano dalle industrie del Nord Europa durante gli anni '50 e '60: è il caso di Antonino, che racconta di essersi fermato in paese dopo un'esperienza all'estero, ritrovando famigliari e amici che avevano già piantato radici
brianzole.

Belice, un terremoto che ha costruito Belluschesi

Il sisma del '68 dà la spinta decisiva ai Gibellinesi che ancora resistono al flusso migratorio: è paradossalmente l'occasione per ricomporre a Bellusco famiglie divise dalle migrazioni dei decenni precedenti. Un evento nodale della storia italiana si intreccia così alle vicende belluschesi: nel 1968 il terremoto del Belice, di cui quest'anno ricorre il cinquantesimo, ha cancellato interi paesi della Sicilia occidentale. Nella notte tra il 14 e il 15 gennaio il sisma causa tra i 231 e i 370 morti, tra i 600 e i 1.000 feriti e oltre 70.000 sfollati. Il Nord del boom economico è la destinazione principale di molti Siciliani senza più una casa. Tra loro, una parte degli abitanti di Gibellina sceglie di trasferirsi a Bellusco, raggiungendo i compaesani che qui si erano già stanziati. Ai cognomi locali si dosano così quelli di Cataldo, Ippolito, Polizzano, Pace, Musso, Palazzo e Briganò; solo per citare le famiglie più numerose. Ad oggi vivono in Bellusco 40 persone nate soprattutto a Gibellina ma anche in altre località della Valle del Belice, come Santa Margherita Belice (Agrigento) o Partanna (Trapani). Il cimitero belluschese scrive inoltre nel marmo il nome di almeno altri cento nativi da  Gibellina, che hanno fatto parte della realtà locale per una buona metà del '900. In paese, tuttavia, non sono mai emersi luoghi di aggregazione esclusiva dei Gibellinesi né feste comunitarie che sancissero il perpetuarsi di una Gibellina trasferita a Bellusco. Nei cortili e nelle piazze, gli abitanti si sono incontrati per il reciproco arricchimento, sviluppando le premesse della comunità attuale. Paolo e Antonino raccontano così di ritornare a Gibellina quasi tutti gli anni ma “da turisti” perché la loro casa è Bellusco.

Con Antonino e Paolo ho passato una mattinata, ascoltando storie di una Bellusco diversa. Se «nessun uomo è un'isola», nemmeno il nostro paese può esserlo: ci sono ancora futuri Belluschesi che cercano il nostro paese. La storia ci insegna a non costruire muri ma ponti.

Testata
Bellusco Informa
Autore
Gabriele Bordogna
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Pubblicato il: Giovedì, 03 Maggio 2018 - Ultima modifica: Giovedì, 24 Maggio 2018

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