Vortici nei capelli
OVVERO RIFLESSIONI SUL SENSO DI SUPERARE LE RIGIDITÀ EDUCATIVE, LA NECESSITÀ DI TRACCIARE CONFINI, LA POSSIBILITÀ DI OLTREPASSARE L’IMMAGINAZIONE
Nelle tappe di crescita dei nostri ragazzi, in particolare nell'età dell'adolescenza, ci è sempre più difficile gestire il senso del limite e del confine. È una sfida che mette in crisi gli adulti, che affatica i genitori, che interroga gli educatori.
Cosa significa tracciare un confine e cosa significa, invece, sollevare muri ed essere rigidi? Un confine, il limite, va delineato,
messo in evidenza, dichiarato? Ma solo per rimanerne al di qua o per permettere che venga travalicato, per cercare se stessi e conoscere fino a dove potersi ragionevolmente spingere?
O forse va spostato, superato seguendo gli eventi, i cambiamenti? Se un confine è necessario come la finitezza del nostro corpo ci porta a sperimentare, è pure necessario che rimanga fermo e rigido?
Difficile districarsi tra tanti pensieri, tante possibilità di risposte educative, come quando si cerca di districare i capelli annodati e crespi. Una possibilità è spostare lo sguardo dalle decisioni personali al contesto educativo, alla scena educativa che si può preparare, all’ambiente che come un teatro si appresta perché l’esperienza sia accogliente, contenitiva, con regole poche e chiare; in cui ci si possa sperimentare misurando il proprio limite, saggiandolo, cercando un equilibrio tra l’urgenza di trasgredire
e la saggezza di rimanere dove si è.
Nel saggio del 2016 “La città Educante” di Paolo Mottana e Giuseppe Campagnoli, gli autori immaginano una città totalmente
volta all’educazione formale e informale, svincolata da edifici preposti.
Scrivono: “se si trasformano gli edifici scolastici per un uso misto e flessibile (museo e scuola, biblioteca e scuola, terziario e scuola) e si usano gli spazi di cultura e non solo (…) per fare scuola (…), se si aboliscono le materie e si apprende per aree di esperienza, per argomenti e temi trasversali, il quadro può cambiare radicalmente (…). La giornata sarà un continuo movimento attraverso questi diversi luoghi (…) studenti bambini e adolescenti, universitari e lavoratori e anziani che interagiscono nei diversi
luoghi di comune e cooperativo apprendimento nella città, mentori che collaborano per costruire il percorso continuo dell’apprendimento permanente e ricorrente (…) con percorsi ancora guidati e sorvegliati (...)” per scandire il programma della giornata.
Un’immagine che ci fa pensare ad altri scenari educativi possibili dove però anche l’immaginazione può sconfinare se il pensiero è organizzato.