Ma il 68 c'è stato anche a Bellusco?
Sono usciti quest’anno diversi libri, non solo in Italia, che ricordano i cinquant’anni che ci separano dal 1968. I cambiamenti sociali hanno però tempi più lunghi in cui si manifestano, per cui diverse situazioni negli anni precedenti e poi negli anni successivi hanno determinato in realtà un periodo storico di grandi innovazioni che è continuato negli anni ‘70.
In paese alcune iniziative precedono il fatidico anno, nel 1966 si apre a Bellusco una sezione del CAI che organizza gite sciistiche domenicali frequentate da giovani ragazzi e ragazze, insieme, e senza controllo, disertando l’oratorio.
Negli anni precedenti si era aperta in paese una sala cinematografica privata: il famoso “Cinema Roma”, in concorrenza
con quello parrocchiale, e anche per il fatto che trasmetteva anche film vietati, era spesso oggetto di strali durante le prediche domenicali. Ma lì si è potuto vedere "In nome del Papa Re" del 1969 di Luigi Magni e "Giù la testa" del '72 di Sergio Leone.
Personalmente ero piccolo e ho vissuto marginalmente questi episodi specifici, ma ho vissuto direttamente un particolare osservatorio belluschese dei cambiamenti sociali che da quegli anni si sono poi sviluppati: l’osservatorio della “Latteria di Giannina”. La “Latteria” ha aperto nel 1963, ma i primi gruppi giovanili cominciano a frequentarla qualche anno dopo. La prima
generazione è quella dei nati intorno alla seconda metà degli anni Quaranta e quando ha cambiato tipo di attività era frequentata dai ragazzi nati nella prima metà degli anni Sessanta. Vent’anni di gioventù (la “meglio gioventù” belluschese?) è passata dal bar. Le generazioni si susseguivano e mano a mano che “mettevano la testa a posto” lasciano il campo a quella successiva. Nel bar non si serviva vino, i super alcolici erano utilizzati per correggere il caffè, e per la clientela di giovani e studenti con poche disponibilità andavano alla grande la gazzosa (che poteva diventare un cocktail con l’aggiunta dello sciroppo di menta), la spuma in diverse varianti, le bibite più note, e d’estate il ghiacciolo.
Erano gli anni del boom economico, delle prime macchine, anche oltre la 500, c’era la 850 e la 850 spider che andavano forte, per chi aveva meno possibilità poteva andare bene anche una 600 ma la si poteva trasformare in stile “pop art” in un colore originale e con decorazioni ispirate alla Andy Warhol. Poi arrivarono anche la 124, la 128, la mini e il maggiolone.
All’inizio la presenza femminile era piuttosto significativa, si può solo immaginare con quali conflitti e pressioni in famiglia. Tanto che a un certo punto per creare un ambiente più libero, e anche perché il bar, pur utilizzando la cucina privata, era comunque piccolo (tre tavolini, il flipper e il jukebox), i ragazzi fondano una associazione il “Pincy Club”. Chissà chi ha importato dal linguaggio comune inglese quel nome! Affittano un piccolo capannone in disuso in centro paese e ne fanno una specie di discoteca.
Dalla cultura anglosassone arriva soprattutto la musica attraverso il jukebox, all’inizio sono i cantanti italiani più all’avanguardia
e i complessi. Dopo arriva anche la musica più colta inglese e americana. Ma anche i giovani belluschesi si cimentano dando origine ad alcuni gruppi musicali "I plegg", “Le pagine del futuro”, "Alla corte di Enrico VIII".
Col tempo le ragazze vengono meno e l’ambiente diventa più “maschista”, le ragazze si incontrano in discoteca a Pontirolo o a Fara Gera D’Adda, la domenica pomeriggio! La domenica sera c’è la “Domenica Sportiva” da vedere in gruppo e accendere le discussioni sportive per tutta la settimana.
I cambiamenti di costume erano comunque sempre traumatici, i primi capelloni, i jeans sfrangiati, i pantaloni a “zampa di elefante”, il maxicappotto, l’eskimo... Negli anni si era cominciato a discutere anche di politica, l’opinione prevalente, riportando quello che veniva maturato nelle scuole e nelle fabbriche, che si esponeva di più, era quella di sinistra, sull’altro versante ci stava mio padre democristiano convinto e “fanfaniano”, di solito le discussioni le troncava mia madre con: “Allora! Non è ora di piantarla lì?” (in dialetto) e tutti si tornava nei ranghi. Stessa chiusura succedeva spesso anche per le discussioni di calcio, quando sembrava di andare oltre il consentito. Assolutamente redarguita la bestemmia.
Nel 1974 in occasione del referendum sul divorzio nasce il CDM (coordinamento dodici maggio) che organizza una sede nella “palazzina”. Negli anni successivi il gruppo rappresenterà l’ala più movimentista della politica belluschese con le battaglie sui trasporti e l’autoriduzione delle bollette del gas.
Alla fine degli anni Settanta arriva anche la crisi della “Bloch”. I “maschi” della “Latteria “hanno avuto nel tempo rapporti contradittori con le operaie della grande fabbrica. Nella lotta ci si butta il primo obiettore di coscienza belluschese, il
mai dimenticato Lino Menichetti che potrebbe essere un emblema di questa storia: importante formazione cattolica
in oratorio, diplomato al liceo classico Zucchi di Monza, obiettore di coscienza, animatore sociale (in dialetto si dice: “vuna la fa quel oltra la pensa”), passa nel vario arcipelago delle forze politiche che allora si definivano di estrema sinistra e poi logopedista in quel di Lerici.
Quello con la religione ha continuato ad essere un rapporto difficile, la domenica mezzogiorno quelli che non erano andati a messa aspettavano quelli che ci erano andati per farsi dire qual era stato il vangelo, cosa aveva detto il prete alla predica, in modo da poter sostenere il probabile interrogatorio materno al pranzo domenicale tutti vestiti della festa.
Gli aneddoti sono ovviamente tantissimi, e sono degni di alcuni “film panettoni” che raccontano quegli anni. Difficili anche tenerli segreti. Quando uno cominciava dicendo “Eh... non sono cose che si possono dire” dopo qualche ora si sapeva quasi tutto e a volte anche di più.
Qualcuno ha anche tentato l‘avventura “on the road” e la fuga dal paese che sembrava troppo provinciale. A qualcuno è andata bene ad altri meno. Erano anni in cui c’era spazio per una grande creatività, dove l’assenza di regole precise o la voglia di trasgredirle perché ritenute vecchie dava la possibilità di inventarsi cose. Solo per ricordarne alcune, si sono improvvisati: una ciclistica a cronometro, senza bici da corsa, lungo via Bergamo, provinciale, via Milano via Castello, un torneo di calcio in 24 ore,
un incontro di calcio in Germania, tornei di ping pong(uso sala autoscuola Dossena), tornei di scacchi, di “cutec”...
Qualche partita di calcio improvvisata d’estate dopo mezzanotte sull’incrocio via Suardo, via Bergamo via Roma arrivava
al limite del “disturbo della quiete pubblica” oppure dava il via all’applicazione di una forma di democrazia diretta quando il Sindaco si affacciava al balcone della propria casa per rimproverare i ragazzi e partiva uno “scambio di opinioni” sulle promesse elettorali più o meno mantenute.
Insomma, c’è stato un ’68, di paese.